Correva l’anno 1830, Trabia era governata da Giuseppe Lanza II Branciforti, sotto le grotte del Castello di Trabia, per mano di un pescatore, che era intento a raccogliere ciottoli di mare per la decorazione della Cappella del Calvario in costruzione, venne ritrovata una Croce di bronzo che consegnò al Principe.
La Croce fu portata in processione per le vie del paese nel mese di settembre durante un periodo di forte carestia, improvvisamente questa finì e per il popolo Trabiese tutta la storia venne interpretata quale segno divino . Da quell’anno nell’ultima settimana di settembre viene ricordato questo evento con i festeggiamenti in onore del patrono della città, il SS. Crocifisso, “a Festa Ranni”,“a Festa Ru Signuri”. Se l’origine della festa del SS. Crocifisso è legata alla leggendaria storia del ritrovamento della Croce in bronzo, altre sono le leggende e i racconti tramandati che girano intorno alla festa, una su tutte è quella che riguarda la pesca del tonno.
Si narra che quando la Tonnara di Trabia era nel pieno della sua attività, i pescatori per ringraziare il Signore per l’abbondanza del pescato regalassero il tonno più grosso in onore del SS. Crocifisso, si dice che questo addirittura venisse messo proprio sulla Vara e portato in processione nel giorno della domenica, o la più attendibile e plausibile che caricato in un carretto veniva adornato con una corona di oleandri benedetto, portato in paese e venduto, il ricavato della vendita andava per la festa. Dalla Croce in bronzo alla tonnara che fanno da romanza, ci sono le tradizioni più o meno ancora esistenti che colorano la nostra festa, tra tutte la tanto attesa “Masculiata” della domenica lungo il corso La Masa che avviene alla fine della Messa e precede il pranzo. Pranzo che una volta era caratterizzato da due diversi momenti, il primo si riferisce alla prima salsiccia di stagione, già la prima salsiccia si mangiava in occasione della festa, accompagnata da tegami di verdure “i Caluzzi” e la seconda invece il gelato, comunemente chiamato “a Bumma”. Oggi la salsiccia si mangia per strada tra i fumi e i profumi della carne arrostita nella griglia e al posto dei caluzzi c’è “a ‘nzalata”, della bomba di gelato solo un lontano ricordo. C’è da ricordare che fino agli anni sessanta le maculiate erano due, una la domenica e la seconda il lunedì, interamente finanziata dagli “schetti” (non ammogliati) del paese, infatti veniva chiamata “a Masculiata re schetti”. Nella storia della festa purtroppo Non si ricordano solo lieti eventi , verso la fine degli anni sessanta inizio settanta , durante il Sacerdozio di Padre D’acquisto, la festa venne segnata da un evento triste, un incidente avvenuto subito dopo la Messa Solenne fece incendiare il Simulacro del Cristo, allora in carta pesta. Il suono delle campane fece precipitare tutta la popolazione, ma purtroppo tutto era andato ormai perso. Per gli anni successivi, in attesa della consegna dell’attuale, il simulacro portato in processione fu quello conservato presso la Chiesa di Santa Oliva.
Arriva il momento della Processione è il momento di massima raccolta per i Trabiesi e per tutti i fedeli. Ad aprire il corteo religioso sono le congregazioni delle altre confraternite presenti a Trabia, dove i bastonieri battono il tempo della camminata con la famosa esclamazione: “avanzamu”, il fercolo adornato con fiori freschi é scortato dalle forze dell’ordine in alta uniforme, questo viene portato a Spalla abitualmente dalla Confraternita del Sacramento, davanti il clero e i ministranti e dietro a seguire le alte autorità con a capo il Sindaco. Attraversando via Madrice, corso La Masa, passando per piazza Fuori Porta salendo per via Ventimiglia fino al bivio con Via Coda di Volpe meglio conosciuto come “A Crucidda” e ritornando nuovamente sul corso, si snoda così la processione, non prima però di aver vissuto alcuni momenti caratteristici, il primo non per ordine di percorso ma perché datato ormai dai tempi più remoti è il momento in cui la Vara con il simulacro del Cristo si ferma davanti la bancarella “ri calia e simenza” ro Zu Totò ra Baharia (zona Chiesa SS. Sacramento) , dove lo Zio Totò omaggia il Cristo e Trabia con il suo folkloristico canto e il successivo lancio ra “Calia” . …“Sugnu Don Totò ra baaria Avi tanti anni ca vegnu a Trabia, avi un annu ca un passi ri sta via riciti tutti cu mia viva u Santissimu Crucifissu ra Trabia viva viva”. Sacro e folklore caratterizza la nostra processione dove si mischiano vecchie tradizioni, un tempo anche il vestito nuovo, quello della Festa, presentazione e nascita di nuovi amori, fino ad arrivare ai giorni nostri e con nuove che nascono , tra queste c’è la nostra , di Wonderland del Caramellaio Matto,
dove ogni anno da quando abbiamo cominciato la nostra attività, omaggiamo il passaggio del Santo Patrono con il lancio dei palloncini, con l’ausilio dei bambini che vivono il momento da protagonisti, questo vuole essere il nostro modo migliore come commercianti di omaggiare e ringraziare il SS. Crocifisso e sperare in un futuro sempre migliore….Estendiamo questo nostro omaggio e augurio a tutti i commercianti di Trabia. Luminarie, cortei, processione, storie e leggende fanno da cornice ad una festa tanto antica così come tanto vissuta… Ed è sin dai tempi più remoti che ai comitati organizzatori che si sono susseguiti, ci sono state e ci sono le diverse associazioni e gruppi informali che si sono prestati ad organizzare i diversi momenti ludico ricreativo o per meglio dire i Giochi di Strada, così si ricorda la corsa dei sacchi, l’albero della cuccagna, u iocu re pignateddi, le corse a staffetta e quelle dei velocisti dei 100m , a ‘Ntimna a mare , il tiro a piattello e la corsa delle Biciclette, e qui è doveroso ricordare il mitico Zio Giacomo Picone grande amatore dello sport e delle biciclette in modo particolare, fino ad arrivare a qualche giorno fa con i giochi di quartiere.
Se i giochi di strada animavano i giorni di Festa, l’attesa era tutta agli otto giorni, al sabato e la domenica successiva alla festa, quando tutto il paese e zone limitrofe si riversavano lungo il corso per assistere al Palio del SS. Crocifisso, “A CURSA I CAVADDI”, antichissima tradizione che risale sin dalla nascita di Trabia e tramandata nel tempo come testimoniano i documenti scritti, “ove per la Trabia gareggiavano i più gagliardi cavalli della Sicilia” per la gioia del Principe Lanza. La storia recente si ferma agli anni 90 quando si disputarono gli ultimi Palii mentre riecheggia ancora la voce tonante del mossiere Peppe Rizzo che con il suo: “Cavalli in gabbia, fantini in sella …pronti…partenza…via…” si aprivano le gabbie e giù via i gagliardi cavalli sgambare per i 350 m di Corso mentre ai lati dietro le apposite staccionate di protezione tutto il pubblico a incitare cavalli e fantini, uno su tutti il mitico Boeros….a seguire Vagabond e tutto gli altri a seguire, ad inseguire l’ambita bandiera.
U sapiti a cu portanu stannu ‘ntisi riri ca c’è u cabaret…U cantante Napulitano e poi nautru va viri cu è…si mi rici ca c’è u iocu i focu na scinnuta o stratuni ma fazzu e cu un coppu ri calia e Simenza m’arricampu cu PANZA E PRISENZA…” come meglio potevo iniziare ad introdurre il discorso cantanti se non citando l’inizio della canzone del nostro cantautore trabiese Salvatore Taormina, inno del Carnevale, ma che realmente poi racconta la quotidianità di un piccolo paese come il nostro, come quando arrivati a questo punto, quando è tempo di Festa, il copione si ripete e se troveremo chi è contento del cantante scelto troveremo chi non lo è, i più, quelli che beh!! Questi si esprimeranno sempre allo stesso modo, Ma cu è chistu…? Così come accadde quando venne Claudio Villa, si doveva scegliere tra lui e Domenico Modugno, (allora tra i due era come Vasco Rossi e Ligabue) si scelse Villa, fu un Grande Successo di pubblico eppure qualcuno storse il naso …ma questo è il gusto, è questo è e resterà sempre opinabile….e lo stesso capitò con Tozzi, Ruggeri, Zarrillo, Anna Oxsa, Barbarossa, Etc… ed accadrà sempre come quest’anno. A proposito sapete Marcella Bella a chi deve il suo successo? A Trabia, fu la sua prima esibizione in pubblico (pagata circa 1000 lire), Pippo Baudo ne apprezzò l’arte e da la storia per lei iniziò. Cosi si arriva al lunedì, ultimo giorno di festa, “U Stratuni” è pieno di gente che passeggia, luminarie accese, i fumi delle griglie piene di carne, salsiccia, stigghiola, tutti che si lamentano “pi fumazzati”, ma tutti chi panini “nte manu”, quelli dei camini delle castagne, le bancarelle accese e i venditori che contrattano gli ultimi affari con i clienti del lunedì, perché è così ed è sempre stato così i giocattoli s’accattanu l’ultimo giorno, il cantante in Piazza canta ormai gli ultimi pezzi ed il comitato fa gli ultimi conti, perché per quanto se ne dica e voglia, far parte di un comitato organizzatore di festa non è per niente facile, i forestieri iniziano a chiedere ai paesani “unni u sparanu u iocu focu..?” Una vota ” ‘ncapu a muntagna”, ma fortunatamente non ci scappò il morto ed allora si decise di spararlo altrove, ci siamo , ancora qualche minuto ed il cielo si illuminerà di mille colori, ma per il paesano il grado di giudizio di uno spettacolo pirotecnico non è dato dal gioco scenografico ma dall’entità’ “ro buottu”, più forte è questo è più importante sarà lo spettacolo, dal palco ormai siamo pronti per la buona notte, non prima però di aver fatto il sorteggio, perché non c’è festa se non c’è a “riffa”, numero estratto , comitato, sindaco salutano e danno appuntamento al prossimo anno. Appuntamento alla Tonnara c’è “u iocu e focu”, Evviva “u SS. Crucifissu”.
L’alba del giorno successivo, “pu Trabiotu” al di là della temperatura esterna, è arrivato l’inverno il golfino dalle spalle passa ed essere indossato e si aspetta il prossimo anno per la prossima festa “ro Signuri”.
Francesco Terrasi