Cenni Storici
Nonostante l’opinione dell’eruditissimo Monsignor Airoldi, che nelle carte storico geografiche della sicilia antica, da lui fatte redigere, collocava “Trabia” già nelle epoche bizantina e araba, alcuni tra i più autorevoli studiosi contemporanei dell’età medievale, fanno risalire l’abitato al XII secolo, mentre segnalano la presenza documentata di una “torre” soltanto a partire dal 1445. Sono, dunque, da considerare soltanto ipotetiche le affermazioni di alcuni studiosi locali che assegnano ad età bizantina la prima fortificazione del sito, mentre sono assolutamente false le notizie tratte dal “ codice diplomatico della Sicilia sotto il governo degli arabi”, pubblicato a Palermo,tra il 1778 ed il 1793, sotto gli auspice dell’Airoldi e che in seguito l’illustre Rosario Gregorio dimostrò essere una volgare falsificazione dovuta all’abate Vella. In questa opera veniva addirittura rappresentato il testo di alcune lettere del comandante del corpo di spedizione arabo impegnato nell’assedio di Termini Imerese, nelle quali egli informava di essere accampato a Trabia e di aver dato inizio alla costruzione di un castello per la difesa di quella costa. Ancora oscure, pertanto, restano le più remote origini sia dell’abitato, segnalato e sommariamente descritto già nel 1154 dal geografo arabo Idrisi, che della torre o del castello sorto a sua difesa nei secoli successivi.
Sicuramente molto antica è la presenza a Trabia della Tonnara, ed altrettanto può dirsi per ciò che riguarda alcuni mulini, di cui le fonti storiche ci attestano l’esistenza già nel XII secolo. Ottenuti in concessione terra, tonnara, molini e terre di Trabia, il protonotaro del regno Leonardo Di Bartolomeo vi impianto, nella prima metà del quattrocento, una redditizia coltivazione di canna da zucchero e il relativo trappeto per la loro lavorazione.
Alla sua morte il figlio Narduccio concesse in sposa l’unica figlia ed erede Aloisia, al catanese Blasco Lanza, giovane ed intraprendente avvocato, da cui prende origine l’ascesa e la fortuna della nobile famiglia. A Blasco si devono i primi lavori di ampliamento e trasformazione del castello, soprattutto dopo i danni causati dalle distruzioni operate dai Termitani nel 1517, che non riconoscevano la legittimità delle concessioni fatte dal Re sia al Di Bartolomeo che al Lanza, che, dal 1509, aveva ottenuto l’elevazione di Trabia in feudo nobile ed il titolo di Barone. Padre Salvatore Lanza, infatti, in quello che può essere considerato il primo studio storico del castello e sul territorio, a tale riguardo scrive: “Blasco fortificò maggiormente il castello di Trabia di baluardi all’uso moderno con quantità maggiore di artiglieria e sopra la seconda porta … pose l’arme dei Lanza … fatto più anni prima da quel celebre Gagino palermitano, per lo che può fondare il nuovo comune. rende più illustre il grandioso castello”.
Al figlio di Blasco, Cesare Lanza, tristemente noto per l’assassinio della figlia laura, Baronessa di Carini, si deve un ulteriore ampliamento della fortezza verso il mare, qui egli, come recita una scritta ancora in sito, “cojunctis copulis arcem hanc extruxit” cioè “ congiunti gli scogli costruì quest’arco”.
Lapide che porta la data del 1575. Nel 1579, sempre per iniziativa di Don Cesare, viene eretta all’interno del castello la prima chiesa parrocchiale dedicata a S. Petronilla. Proprio in questi stessi anni, nella relazione dell’ingegnere militare Tiburzio Spannocchi (1578), il castello di Trabia si presenta straordinariamente munito. Vi stavano un castellano, un bombardiere, tre guardie, un portiere, oltre al cappellano ed al maestro d’ascia. Il 22 luglio 1601, Re Filippo III, concede ad Ottavio I Lanza Centelles il titolo di principe di Trabia. Ancora una volta l’ottenimento di questo privilegio suscitò durissime reazioni da parte della città di termini, che, stando a quanto accennato da Vito Amico, nel 1606, “vi et armis thermenses vicum sibi vindicantes diripruere”. Notizia che però andrebbe interpretata come una devastazione del piccolo borgo piuttosto che del castello. Si tenga presente, infatti, che ancora nel 1654 risiedevano a Trabia solo 143 abitanti. Ma è con Ottavio II Lanza Barrese che Trabia, come viene orgogliosamente affermato nella lapide marmorea posta accanto alla porta monumentale da lui fatta erigere nel 1633, “oppidum ex agro reddit”, cioè “fece divenire Trabia da campo a paese”.
Ed infatti risale al 19 Gennaio 1635 la data ufficiale della “licentia populandi” in forza della quale il principe può fondare il nuovo comune. Il castello sorse inizialmente come baluardo difensivo non soltanto per il piccolo borgo abitato ma soprattutto per le varie attività economiche che si svolgevano nel territorio: l’importante tonnara posta sulla riva sottostante, i mulini e i Trappeti per gli zuccheri, i resti di uno dei quali sono ritornati alla luce proprio durante i recenti lavori di restauro del castello. Poi, lentamente, venute meno le esigenze militari e difensive, la fortezza viene destinata ad ospitare alcune industrie come quella della fabbricazione dei biscotti per le navi, dell’olio di nozzolo, dei panni e della colla. Ma con la morte del principe Pietro, avvenuta nel 1811, il castello diviene esclusivamente residenza estiva della famiglia, che vi si trasferisce soprattutto durante la stagione della pesca dei tonni. Il figlio di Pietro Giuseppe II Lanza Branciforte, di cui sono noti gli interessi storici ed archeologici, nel 1835, da vita a delle rappresentazioni filodrammatiche, che vengono seguite, “ dai più colti personaggi della città di Termini” come Niccolò Palmeri e Baldassare Romano. L’estremo sussulto di vita e di splendore della fortezza si deve alla frenetica intraprendenza dell’ultimo discendente di casa Lanza: il principe Raimondo. Sarà lui, nel 1949, a promuovere una serie di importanti lavori per il restauro e l’ammodernamento del castello. Venne magistralmente restaurato il pavimento in maiolica dipinta del seicento, con la raffigurazione dello stemma dei Lanza. Mentre, al posto dei restauri pavimenti in cotto dei saloni del primo piano, sempre del seicento, venne appositamente realizzato quello che la figlia Raimonda definisce “un fumetto lungo cinque stanze”, opera di Giovanni De Simone, che raffigurava il castello, Trabia, la tonnara e varie scene in cui, come scrive ancora la figlia, il principe celebrò anche le sue prodezze personali. Furono trasferiti e ristrutturati a Trabia anche dei portali lignei del quattrocento, che si trovavano nei feudi Lanza di Lentini e Mussomeli. A lavori ultimati, il castello venne arredato con mobili di pregio, dotato di una importante quadreria e di una assortitissima biblioteca. Qui il 1° settembre del 1954, venne ospitato l’armatore greco Aristotele Onassis, che una foto ha immortalato insieme a Raimondo Lanza, sul terrazzo del primo piano che si affaccia sul mare. Soltanto due mesi dopo, il 30 novembre 1954, con la tragica fine del principe di Trabia, si apre una stagione di lento ma inesorabile declino del maniero. La dimora, ormai non più custodita, subirà gravi trafugamenti, tra i quali l’asportazione dei pavimenti prima ricordati ed altri che interesseranno marmi, sculture e oggetti d’arredo. Ceduto in fine a dei noti imprenditori del settore alberghiero, il castello Lanza, interessato da un importante ed ammirevole lavoro di restauro, torna oggi a rivivere come sede di eventi privati e manifestazioni culturali.
Roberto Incardona