La Cappella “Gurgiolo” meglio conosciuta come Cappella di Santa Rosalia a Trabia racconta una storia d’amore e devozione, tra tante storie di emigranti partiti e poi ritornati. Si racconta che la costruzione di questa Cappella ebbe inizio tra la fine dell’ottocento, i primi del novecento ad opera di Salvatore (Turiddu) Gurgiolo vissuto tra il 1850 e il 1940 discendente da una famiglia di frescanti napoletani che ebbe l’occasione di venire in Sicilia dove si sarebbe fermata dopo aver lavorato alle decorazioni del Castello di Trabia. La Cappella di Turiddu Gurgiolo gira attorno alla storia d’amore con Rosalia Rancadore descritta come una donna bella, affascinante, mondana e determinata vissuta tra il 1850 e il 1946 con la quale si unisce in matrimonio nel 1875. Figlia di famiglia benestante del piccolo paesino. Il Padre Ignazio Rancadore era proprietario terriero e coltivatore di frutta, soprattutto di nespole, prodotto tipico locale. Lo sposalizio con Rosalia avviene dopo che Turiddu ritornato da emigrante dell’America decide di aprire a Trabia un mulino e un pastificio e farsi famiglia. Da questa unione nacquero sei figli, quattro maschi l’ultimo dei quali venne dato il nome del padre “Salvatore” e due femmine. I figli maschi emigrarono tutti in America. Rosalia viene descritta come una donna dal carattere molto forte e dominante all’interno della famiglia, tanto da imporre a tutti suoi figli che tutte le prime figlie femmine nate dovevano dare il nome di Rosalia, lasciando loro la libertà di scegliere soltanto il secondo nome. Dai pettegolezzi che vengono fuori nel leggere la storia, si racconta di Rosalia Rancadore di una donna molto intraprendente e libertina che aveva una barca e calesse personali che utilizzava per andare in giro vestita sempre all’ultima moda. Frequentava la nobiltà e le famiglie benestanti siciliane, e abitualmente andava a Palermo, accompagnata dal Fratello Gaetano, a vedere l’opera al Teatro Massimo. Gli abiti che indossava glieli realizzava una sarta di Santa Flavia, la signora Candelora. In uno dei tanti incontri con la Candelora , Rosalia Rancadore ebbe l’occasione di conoscere una delle figlie, Giovanna detta “Genì “perché nata in America, e combinò subito il matrimonio al figlio minore “Salvatore”, il quale trovandosi emigrato in America conobbe la ragazza solo per fotografia. Il matrimonio si combinò. Salvatore e Genì fecero il viaggio di nozze in America e vi rimasero. Trascorsero circa 10 anni di matrimonio, “Salvatore” viste le condizioni di salute della moglie che peggiorarono a causa del clima, la mandò in Sicilia dalla madre Rosalia. Dovettero trascorrere ben altri 10 anni per vedere il ritorno di “Salvatore” a Trabia. Era il 1928 quando fece ritorno con il denaro necessario che gli permise di costruirsi una villa in stile liberty con decorazioni del Basile proprio dove sorgeva la casa materna.
Fino a qui ho raccontato la storia di questa famiglia.
Ma la storia di questa caratteristica Cappella di Trabia, ebbe inizio con la morte del Padre di Rosalia Rancadore. Rosalia e il fratello Gaetano ereditarono una vasta porzione di terreno che si estendeva dal castello di Trabia fino a mare, terminando in uno scoglio. Nel frattempo, Ignazio Gurgiolo uno dei figli di Salvatore (Turiddu) e Rosalia avendo fatto la fortuna in America, inviò del denaro al padre e gli permise di abbandonare l’attività del mulino e del pastificio. Così avvenne che Don Turiddu Gurgiolo, non avendo altro da fare, con il permesso del cognato Gaetano Rancadore, decise di impegnare il suo tempo nella costruzione di una cappella sul parte di terreno che la moglie aveva ereditato e di donare lo scoglio alla comunità di Trabia, per trasformarlo in un luogo di mare dove poter fare feste, processioni e passeggiate, e farlo diventare un punto di aggregazione per il piccolo paesino di Trabia. Così cominciarono i lavori di costruzione della cappella su progetto e decorazione di Don Turiddu, che volle dedicarla per devozione a Santa Rosalia, in onore alla moglie, creando un legame virtuale con il santuario della patrona di Palermo a monte Pellegrino che è ben visibile dallo scoglio. La costruzione della Cappella fu anche un’ occasione per Don Turiddu per aiutare economicamente la povera gente del paesino, reclutando alcuni marinai della zona e i loro figli per andare a raccogliere insieme, nel tempo libero, ciottoli di mare alla Tunnariedda, località di mare nei pressi di Termini Imerese, vicino al fiume San Leonardo. Nelle grotte marine del vicino castello di Trabia, invece, andavano a raccogliere conchiglie, stalattiti e stalagmiti.
Sommariamente, nasce così la storia di questa Cappella che all’interno accoglie una statua di Santa Rosalia, e dell’intera area circostante realizzata incrostata di conchiglie e ciottoli di mare disegnati dalla pazienza, dalla generosità, dalla devozione di quest’uomo, oggi forse dimenticato, che con questo luogo suggestivo ha lasciato traccia di se.
Sarà “Salvatore Junior” a ereditare la vena artistica del padre, e a mantenere viva e attiva la cappella di Santa Rosalia. Ma la vera custode di questa bella storia siciliana è stata Rosamaria Gattuccio, nipote di Salvatore Gurgiolo junior (figlio di Don Turiddu), che ha ereditato scoglio e la Cappella che diventerà anche l’Altare delle spose. Queste piccole storie raccontano il lato più bello e più sano di questa Sicilia fatta uomini e donne, amore, devozione, arte e passione.
Renato Morreale
2 risposte a “La storia di Don Turiddu Gurgiolo e la Cappella di Santa Rosalia a Trabia”
conoscevo già questa storia per averla sentita
dalla diretta voce di mia nonna,concettina, figlia di gaetano e rosalia. tuttavia seppur trascorsi molti e molti anni, ancora oggi provo
un sentimento di grande riconoscenza verso questi miei antenati, e nello stesso tempo gratitudine e nostalgia.
mi voglio scusare per aver confuso il nome del mio trisavolo; turiddu, il vero protagonista della storia, con quello di gaetano.